Saturday, April 20, 2024

Girando per le piazze di Padova: tra arte sapori… moda

L’estate padovana 2016 non rimarrà nei ricordi dei suoi cittadini tra le più calde. Prova ne sia qualche pioggia agostana e un settembre finora ventilato.
Il 20 agosto mi  aggiro con Patrizia, l’amica bolognese della giovinezza, in piazza dei Signori. Penso che finalmente potrò realizzare un piccolo sogno: sedermi a un tavolino all’aperto in Piazza dei Signori. Luogo prescelto, La Lanterna. Non posso però non contestualizzare questo locale, senza dire due parole sulla Piazza in cui si affaccia.
La piazza dei Signori o Piazza della Signoria, si trova nel centro storico della città. Su essa si impone la Torre dell’Orologio del XIV secolo. Sorta sulla demolizione di un quartiere preesistente per volere del Signore Ubertino Da Carrara  che voleva dare importanza alla torre d’accesso di levante della Reggia che si andava costruendo.
Di forma rettangolare, ha l’affaccio di case del XIV e XV secolo, poste per la maggior parte sotto i portici. Su alcune di queste si possono notare ancora decorazioni medievali e rinascimentali.
La piazza era pavimentata da cotto, disposto a spina di pesce; poi via via è stato sostituito sostituito a partire dal XVIII secolo da lastre di trachite euganea.

Gianni Ruggiero
Gianni Ruggiero (Foto di Marina Agostinacchio)

Per secoli Piazza dei Signori è stata adibita a rappresentazioni civiche, a tornei e “spazio di rappresentanza della città” mentre le altre due piazze attigue, delle Erbe e della Frutta, preminentemente al commercio.
Alla fine del Trecento, la guerra tra i principi Carraresi e i Visconti mutò il volto della Piazza, che conobbe così un periodo di declino. Nel Quattrocento i Veneziani recuperarono il senso dello spazio scenico attraverso manifestazioni di tornei,   giostre,   battaglie,  corteggi,   concerti e   feste musicali . Al giovedì grasso si teneva una grande caccia al toro. Il nome mutò in “Piazza dei Trionfi” e di nuovo “Piazza della Signoria”.
Un tempo destinata tra l’altro al passeggio e alla discussione, se oggi cammini per la piazza, al mattino, puoi curiosare tra gli accattivanti banchetti del mercato cittadino.
Ma torniamo al locale di cui accennavo. Sotto i portici si trova la più vecchia pizzeria di Padova. È del 1953; un tempo qui si trovava una cioccolateria. Padova conosce il gusto della pizza che diventa tanto  popolare da richiedere all’ingresso del locale l’intervento dei vigili urbani che regola l’afflusso della clientela. Nel 1956 il pizzaiolo Gennaro riuscì a sfornare in una giornata 1500 pizze.
Questa sera piove, ma mi piace farmi bagnare da quest’insolita sera di agosto. Mangio una pizza alle verdure particolarmente saporita e rido pensando che mai avrei pensato di sedermi per la prima volta in questo magnifico scenario storico e notturno, leggera e umida di un cielo benevolo che mi strizza l’occhio.
Scappo con Patrizia sotto il portico. Lì ci sono tavolini con sedie su cui ci accomodiamo. Scatto delle fotografie e chiedo a Mario Ruggiero, il proprietario del locale, a conduzione familiare, notizie su questa pizzeria famosa.

Copyright 2016 La Lanterna
Copyright 2016 La Lanterna

Il locale LA LANTERNA, mi dice Mario,  nasce nel 1953 da un’idea di un imprenditore di Thiene che spesso si recava a Napoli per lavoro, se non ricordo male a San Giuseppe Vesuviano, tale Mario Zanchi, commerciante di stoffe, che volle importare la pizza, piatto all’epoca una novità assoluta, soprattutto nel nord Italia; quindi, anche a Padova.
Andò personalmente a prendersi il pizzaiolo proprio a Napoli , un certo Mario Balí, per antonomasia chiamato Gennaro, proprio per la sua provenienza, e lo portò a Padova.
Il giorno dell’apertura vennero sfornate oltre mille pizze, ovviamente le classiche: Margherita e Marinara o Napoletana. Fu un successone. Nel tempo sono stati inevitabili i cambi di gestione.
Nel Maggio del 1981 subentra mio padre Antonio Ruggiero, che inizialmente introduce piccole modifiche anche circa il nome. Da: Alla Lanterna a La Lanterna; dopo circa un paio d’anni acquista l’immobile, dell’allora proprietaria, mi sembra la contessa Malvina Benacchio che l’aveva ereditato dal nonno.

Copyright 2016 La Lanterna
Copyright 2016 La Lanterna

Nel 1988 il locale viene ristrutturato completamente e rimane come a tutt’oggi.
La pizzeria é iscritta nell’albo dei locali storici di Padova e del Veneto.
Nel 2005 per la prima volta viene aperto il plateatico in Piazza Dei Signori anche questa una novità molto apprezzata.
Nel 2009 il passaggio delle consegne da Ruggiero Antonio a Ruggiero Mario.
Le specialità che offre il locale sono ovviamente la pizza ma anche molti piatti a base di carne e pesce
… E le inimitabili e richiestissime ” melanzane al funghetto”, una cucina tradizionale è semplice ma che lascia trasparire le radici mediterranee.

Copyright 2016 La Lanterna
Copyright 2016 La Lanterna
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Copyright 2016 Marina Agostinacchio

Come si può tornare a casa,ora, senza avere fatto un giro continuando a curiosare nei dintorni, visto che ha smesso di piovere?

Oltrepassiamo l’arco di trionfo del 1531, addossato alla Torre dell’Orologio della prima metà del XIV secolo, torre che nel 1428 venne sopraelevata ed adornata in stile gotico e dotata del celebre orologio astronomico su progetto di Giovanni Maria Falconetto. L’orologio astronomico fu costruito sullo straordinario progetto di Jacopo Dondi

« è una bellissima torre coperta di piombo, nella quale è quello artificiosissimo horologio, il quale oltre il battere, e il mostrar dell’hore, mostra il giorno del mese, il corso del Sole nelli dodeci segni del Zodiaco, li giorni della luna, gli aspetti d’essa col sole, & il suo crescere, e scemare. Fu inventore di questa opera mirabile Giacomo Dondo nobile Padovano Medico, & Astrologo celebratissimo, la cui famiglia poi per questo meraviglioso horologio cominciò a esser chimata Horologia »

(Angelo Portenari, Della Felicità di Padova, 1623)

Attraversiamo quindi Piazza Capitaniato, antico  cortile della reggia Carrarese dove si trova il palazzo del Capitanio. Riconosciamo distintamente, seppure sera, ma illuminata, gli uffici comunali e la sede del dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata dell’Università . E ancora, sul lato sud del Palazzo, l’ex facoltà di Lettere e Filosofia ora sede della Scuola di Scienze Umane, Sociali e del Patrimonio Culturale. Quindi distinguiamo nel palazzo Liviano, costruito negli anni trenta dall’architetto Gio Ponti,  il Dipartimento dei Beni Culturali (Archeologia, Storia dell’Arte, del Cinema e della Musica).

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Francesca Camillotti. Copyright 2016 Marina Agostinacchio

Piccola curiosità: la porta del Capitaniato era un passaggio chiamato Soto ea scavesà: sotto la spezzata.
Giungiamo in via Accademia e svoltando sotto il portico a sinistra incontriamo il negozio di Francesca Camilotti. Ma è tardi, il negozio è chiuso. Decido così di tornare il giorno seguente. Desidero dire qualcosa del suo “nido” davvero unico qui in città. Prendo un appuntamento telefonico perché le farò, dico, un’intervista.
Francesca mi accoglie col suo sorriso, avvolta in uno dei suoi abiti lunghi che le mettono in rilievo la sua bella figura statuaria. Le chiedo di raccontare la storia del negozio.le-camille

“Di ritorno da una bella esperienza americana nell’avviare negozi di una grande firma di moda italiana, verso la fine degli anni 80, decisi che era il momento di unire la mia passione per l’abbigliamento al gusto e alla professionalità di mia madre che per anni aveva avuto con una socia una piccolissima, ma di successo, boutique di argenti bijoux e oggetti di splendida fattura artigianale toscana e lombarda .
E così nel maggio dell’8 nascono Le Camille un negozio non negozio, quasi un angolo di casa dove le persone ,che poi sarebbero diventate amiche, avrebbero potuto trovare tentazioni e doni da fare a sé e agli altri. Regola fondamentale: ogni gioiello, ogni oggetto ogni abito, doveva corrisponderci. Insomma un negozio in fieri da adattare a mode e ad evoluzioni del gusto .Fu un po’ uno scandalo! Ma come? Sciarpe di seta unite a teiere d’argento ? Proposte diverse ma che secondo noi stavano molto bene insieme.

Copyright 2016 Marina Agostinacchio
Copyright 2016 Marina Agostinacchio

Poi nacquero molti negozi multiformula ma al tempo vi erano solo Gucci e Louis Vitton…
Gli anni passano, cambiano i gusti e gli stili di vita ….ad un certo punto incomincio a sentire che i giovani non vogliono più l’argento, non vogliono faticare a pulirlo e poi incomincia il periodo dell’understeatmen dell’evitare di dare nell’occhio. Quando mia madre  volente o nolente si deve ritirare per sopraggiunti limiti d’età, io ho la fortuna di dare una bella svolta all’abbigliamento;  trovo ditte italiane giovani e non troppo costose. Del resto la location divenuta zona pedonale era vicino alle piazze ma soprattutto attaccata al Liviano, alle facoltà umanistiche, da cui io stessa  provenivo  con la mia quasi laurea in filosofia. Quindi le mie potenziali clienti erano ragazze e insegnanti, tutte persone sensibili e attente per nulla condizionate da mode stupide e conformiste. Ecco arrivare i piatti e le ciotole di Martino Vertova un altro si può dire artigiano filosofo, che dà vita, forma e colore ai suoi vetri. Poi, un giorno, scopro una ditta belga, raffinata, interessante per oggetti diversi il Chehoma di gusto francese con più rigore e la ricerca continua, sempre con l’idea di essere l’anti centrocommerciale. Bandito l’anonimato e la cineseria kitch  e anche senza paura di dare consigli per gli acquisti, attenta a non forzare mai, anzi, a volte frenando alcuni eccessi .

Copyright 2016 Marina Agostinacchio
Copyright 2016 Marina Agostinacchio

Nell’abbigliamento mi accompagnano da anni controcorrente di Roma e Baba Design di Napoli, splendidi giovani, pieni di inventiva gusto e sensibilità. A loro devo molto, senza di loro avrei già chiuso. E poi, come non ricordare Anna e Piera, splendide signore che hanno una ditta di accessori ora anche con negozio dietro a palazzo Farnese. La loro raffinata ricerca di materiali e di linee, sia nei bellissimi cappelli guanti e baschi, ma ora anche abiti, maglie, ponchi , cappotti rappresenta il meglio del made in Italy.

Copyright 2016 Marina Agostinacchio
Copyright 2016 Marina Agostinacchio

Dimenticavo… Gli orecchini del nodo di Eracle (costiera amalfitana), gioielli che riproducono l’antico gusto per la gioielleria ereditato da francesi e spagnoli, sempre naturalmente con prezzi più che accessibili.

Copyright 2016 Marina Agostinacchio
Copyright 2016 Marina Agostinacchio

E le ultime arrivate: le foglie essiccate poi con bagno galvanico poi bagno d’oro e d’argento .Divenuti incredibili gioielli.
Così ridendo e scherzando Le Camille stanno arrivando alla boa dei 30 anni e forse verrà presto il giorno di abbassare definitivamente la serranda su questa bellissima esperienza. Vedremo”

Lascio Francesca. Nel frattempo “Le Camille” si è affollato. Mi aggiro tra argenti, gioielli, piatti di vetro, vestiti dalla linea particolarmente morbida e originale.
E mi dico che il Made in Italy  di arte, cucina e moda è sempre vincente!

Marina Agostinacchio
Marina Agostinacchio
Nel 1998 e nel 2007, Marina Agostinacchio è tra i vincitori del concorso nazionale di poesia “Premio Rabelais”. Nel 2006 è tra i finalisti del Premio “Tra Secchia e Panaro”. Nel 2002 ha ottenuto il Premio internazionale Eugenio Montale per l’inedito. Nel 2006 pubblica la raccolta di poesie Porticati, nel 2009 la raccolta Azzurro, il Melograno, nel 2012 Lo sguardo, la gioia, nel 2014 Tra ponte e selciato. Nel 2021, Marina Agostinacchio ha pubblicato i volumi bilingue di poesie "Trittico Berlinese", 2021, e "In the Islands of the Boughs", 2023.

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