Thursday, April 25, 2024

Lettera aperta a Dario Fo, in memoria.

dario-foDario Fo, ora che hai trovato le giuste risposte alla tante domande che per una vita intera ti sei posto; ora che il tuo ossessionante dubbio amletico “ c’è o non c’è, esiste una spiritualità nel dopo?” è chiarito, ti dedico questa lettera nella quale alla mia maniera, da vivo, scrivo come ho risolto il grande “dubbio”: il lastrico del Paradiso o dell’Inferno lo costruiamo qui ed ora.
Io ci credo al Paradiso, così come credo fermamente che quando ognuno di noi partirà per la destinazione finale, porterà «lì» il Paradiso che ha sognato e che si è costruito «qui». Io mi porterò un «Paradiso» dove gentilezza, cordialità e tolleranza sono normalità quotidiana. Dove ogni anima che incontri ti regala un sorriso e ti aiuta – per quello che può – se hai bisogno. Un «Paradiso» dove tutto funziona bene perché tutti operano con coscienza, dove si «vive» senza egoismi, dove il marito non umilia la moglie tradendola e altrettanto fa la moglie. Un Paradiso dove non esistono prevaricazioni e nessuno calpesta la dignità di alcuno, dove tutti si prodigano affinché a nessuna villania si permetta di intaccare la divina armonia del creato. Porterò con me un «Paradiso» dove è assolutamente normale compiere il proprio dovere, a prescindere dal compito assegnato a ciascuno di noi. Un “Paradiso” dove i politici non sono “lampadine fulminate” ma “stelle splendenti”, che lavorano con amore nell’interesse della nazione, delle città, dei paesi e dei cittadini. Un “Paradiso” dove giustizia, libertà e onore non sono optional e dove c’è un’umanità tutta fatta di veri uomini e vere donne, non di bestie travestiti da esseri umani. Un “Paradiso” dove si costruiscono “ponti” e non “muri”, dove nessuno respinge il migrante che fugge dal proprio paese in guerra, dove nessuno volta le spalle al profugo che annaspa tra le onde,  dove non ci sono extracomunitari che sgobbano sedici ore al giorno a raccogliere arance e pomodori per dieci miserabili euro di paga. Un “Paradiso” dove la felicità non è quella che ti costruisci nel tuo ambito personale e famigliare ma è – lo scrive Paolo Spanti – quella di “vivere in una collettività in cui ti senti parte integrante, in cui sei in sintonia nel contesto dinamico ed armonioso delle risorse organizzate da un governo locale e centrale che ben ti rappresentano e che condividono le tue aspettative, fissando i principi, determinando gli scopi da perseguire, gli obiettivi da raggiungere, i valori da affermare”. Un «Paradiso» dove, incontrandoci, ci salutiamo tutti con la stessa innocente dolcezza con cui salutava “Totò il buono”, il giovane protagonista del film di Vittorio De sica: «Miracolo a Milano». In più, dato che sono partenopeo, “lì” mi porterò la Napoli di «Carosello Napoletano», capolavoro di Ettore Giannini, il film più bello dedicato alla mia città dove ogni scena e ogni episodio sono il più grande inno d’amore dedicato alla mia terra. «Lì» mi porterò la città che ho sempre sognato: splendida, senza ferite, senza malavita, senza corruzione e che ha ritrovato tutta la bontà di quel “cuore napoletano” che i poeti del tempo passato hanno cantato in tante melodie che, un tempo, contribuirono a fare di Napoli “ la capitale della grande bellezza!”
Speriamo, un giorno, di incontrarci proprio lì.
Raffaele Pisani
Raffaele Pisanihttp://www.raffaelepisani.it/
Poeta in dialetto napoletano e saggista, Pisani ha pubblicato ben 29 libri.

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